Onesti contro disonesti. Così il sud deve reagire

BENEVENTO. Un aggancio, un tentativo. Basterebbe poco per salvare tanti giovani del sud senza futuro o con un avvenire fatto di malavita. Si accalora, si indigna, ironizza e commuove la platea Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, piena Terra dei Fuochi.

“Ma lo Stato non lo dà questo aggancio, così i giovani si bruciano il futuro e lo Stato invece di risparmiare deve pagare anche i costi del carcere”. “E non chiamatemi prete anti-camorra, non significa nulla”.

Parla, con speranza, dei suoi giovani senza speranza Don Maurizio, invitato alla Summer School Cives di Pietrelcina a dare la sua testimonianza nella sessione dedicata ai “Giovani nel cantiere sud”.

E non può non iniziare il suo intervento commentando l’ultima terribile tragedia di Napoli il giorno dopo i funerali del giovane Genny nel Rione Sanità.

“A Napoli -dice Don Patriciello- c’è una guerra in atto, ma non si deve dire. Se Roberto Saviano dice qualcosa bisogna mettergli il tappo in bocca sennò si fa brutta pubblicità. Le regole. Dobbiamo cominciare a far rispettare le regole. Perché un conto è il pianto, un altro conto il piagnisteo. Io piango Genny, ma non faccio il piagnisteo. Quando lo Stato è assente dobbiamo dirlo, se diciamo il contrario siamo dei bugiardi. Tanti giovani non hanno lavoro, spesso vengono inglobati nelle organizzazioni criminali e non saranno mai più recuperati”.

“Lo stato -ha aggiunto Don Patriciello- è assente, ma l’industria criminale presentissima. La camorra dà da vivere, è una grande verità. A lungo termine distrugge la società e l’economia, ma nell’immediato fa campare. Se non tagliamo la testa a questa serpe velenosa non la sconfiggeremo mai”.

“Non dobbiamo mettere il nord contro il sud -ha concluso il parroco di Caivano-. Ma mettere gli onesti contro i disonesti. Insieme ce la possiamo fare, diamoci un sussulto di meridionalità”.

E la speranza è arrivata anche dagli altri interventi della sessione dedicata ai giovani. Come quello del giovane prete Alessandro Colasanto, responsabile diocesano del progetto Policoro che ha raccontato i frutti in termini di nascita di imprese e lavoro per i giovani. E nelle parole di Edoardo Patriarca, animatore insieme a Ettore Rossi della Summer School.

Marco Musella, docente all’Universita Federico II di Napoli scardina la logica del piagnisteo. “Vedo tanti giovani attivi che cercano con tutte le forze di andare oltre la crisi è muoversi su più terreni” ha detto Musella.

“Ricominciamo dai giovani: in media sono più istruiti rispetto alla generazione precedente. Anche senza esperienza partono da un presupposto da cui non partivano i loro padri perché hanno un titolo di studio superiore e hanno avuto opportunità di conoscenze maggiori. Ma per ricominciare dai giovani -ha concluso Musella- serve una società più impostata al merito e meno alle logiche che premiano le appartenenze familiari o le logiche clientelari”.

“L’Italia uscirà dalla crisi solo se il Mezzogiorno si salverà” ha affermato Mario Melchionna, segretario generale della Cisl IrpiniaSannio. Apprezzato anche l’intervento di Cinzia Zaccaria, dirigente generale del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha illustrato alcune azioni del governo per sostenere i giovani del sud.

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